I 10 consigli che un manager di successo si darebbe se potesse tornare indietro

Il mondo e la società in cui viviamo non fanno che continuare a velocizzarsi e complicarsi ogni anno di più. I giovani d’oggi si ritrovano, chi in età pressochè adolescenziale, chi dopo gli studi universitari, catapultati in un mondo che non hanno avuto modo di conoscere se non in modo estremamente superficiale: quello del lavoro.

Shane Rodgers, direttore dell’area del Queensland per Australian Industrial Group (Ai Group), ha individuato 10 consigli per la carriera che ora, superati i 50 anni, si darebbe se potesse tornare indietro nel tempo e parlare al sé stesso ancora venticinquenne.

  1. Una carriera è una maratona, non uno sprint.

Quando si è giovani si tende ad essere impazienti, ma invecchiando ci si rende conto che non ce n’è bisogno. La carriera che vogliamo seguire per soddisfazione personale e per pagare le bollette deve essere approcciata con una visione a lungo termine.

  1. La maggior parte del successo viene dalla ripetizione, non dalle cose nuove.

Per essere veramente bravi in qualcosa è necessario spenderci tanto tempo.

L’expertise autentica appartiene a un’élite di pochi, che non hanno superpoteri, ma endurance, pazienza e visione di lungo periodo.

  1. Togliere priorità alla propria carriera quando i propri bambini sono piccoli.

Se si hanno capacità, convinzione e passione, la propria carriera si prende cura di sé stessa. Alla lunga, ha poco peso se ci sono alcuni anni in cui la tua carriera è “in cantiere”, mentre l’infanzia dei propri figli è effimera e, ovviamente, tornare indietro non si può.

  1. Sul lavoro, comportarsi sempre come se si avessero 35 anni.

Quando si è nuovi, è limitante sotto molti punti di vista agire come un novizio, un principiante, mentre sarebbe opportuno, se si è intelligenti e competenti, farsi avanti e fare ciò che si può in maniera matura. Allo stesso modo, quando si è più anziani, non comportarsi come tali, ma approcciare le giornate con energia giovanile.

  1. Il management riguarda le persone, non le cose.

Ricordarsi sempre che le persone sono tutte diverse tra loro, hanno abitudini diverse e diverse capacità di performance. Come manager, una persona deve aiutare e spronare gli altri, facendo il miglior uso possibile di tutto ciò che sono in grado di “mettere sul tavolo”.

  1. Ascoltare gli altri in modo genuino.

Pensare di avere già in tasca le riposte a tutte le domande è sempre deleterio.

Come gruppo si ha molto più potere e molta più conoscenza che individualmente e spesso si tendono a dimenticare le capacità di chi ci sta intorno abitualmente.

  1. Essere aperti alle relazioni con persone di età e culture diverse dalla propria.

Chiudersi all’interno di un gruppo di coetanei e appartenenti alla stessa cultura può far sentire i singoli componenti più forti, ma spesso questa condizione risulta in realtà restrittiva. Per la crescita individuale è necessario confrontarsi con persone con più esperienza o più energia giovanile. La condivisione di culture diverse inoltre, arricchisce sia le persone che l’ambiente di lavoro.

  1. Prendersi tempo per capire cosa realmente la propria organizzazione fa.

Bisognerebbe riuscire a vedersi come parte della realtà in cui si lavora, sentendosi strettamente connessi con gli obiettivi della stessa.

  1. Mai sacrificare l’etica personale per ragioni di lavoro.

Cruciale per l’armonia sul lavoro è la coerenza valoriale. Le brave persone sono snervate da ciò che non ritengono giusto o corretto e non accetteranno un ambiente creato da scelte eticamente scorrette.

  1. Riconoscere che il fallimento è apprendimento.

Se si ha paura di sbagliare si ha la tendenza ad avere un approccio minimalista verso il proprio lavoro e le opportunità che ci circondano. Bisogna correre dei rischi, non c’è nessun valore nell’essere mediocri.